PIETRABBONDANTE

L’incantevole scenario che si apre agli occhi dell’odierno visitatore dà solo una piccola idea di quello che era il Molise dei Sanniti Pentri all’epoca della edificazione del complesso monumentale del sito archeologico di Pietrabbondante composto, al momento, dai due Templi, quello definito “A” e quello “B”, cui deve aggiungersi il teatro, e da ultimo, la “domus pubblica” del santuario, scoperta nel 2002 e venuta alla luce con la campagna di scavi del 2009 condotta dal Prof. Adriano La Regina.
Il sito rappresenta la più grande, ma forse sarebbe corretto dire “grandiosa”, testimonianza pervenutaci dalla civiltà Sannitica la cui origine risale al V sec. a.C. quando, in occasione del “Ver Sacrum”, gruppi di popolazioni del ceppo Umbro-Sabelli migrarono nel Sannio guidati da un bue, ciò secondo la leggenda, animale totemico che li condusse nella pianura dove, in seguito, sorse Bovianum.
L’intero complesso rappresenta, sicuramente, il primo esempio di edificazione monumentale coperta che sostituì le aeree aperte naturali, formate da boschi e aree cintate, che costituirono i primi luoghi di culto e di adunanza politico-militare del popolo sannita.
Il nostro Grand Tour parte dal Tempio “A”, il più piccolo e che si trova a valle rispetto alla strada di accesso al sito archeologico, ed è l’edificio più antico, eretto all’inizio del II secolo a.C., dell’intero complesso e risulta fortemente danneggiato, molto probabilmente a causa anche della particolare fragilità dei materiali usati per la sua costruzione, calcare tenero fossile molto sensibile al gelo, tanto che rimane il solo podio, oggi inglobato in una massa cementizia.
Sulla sinistra del Tempio si apriva il porticato, disposto su due terrazzamenti, oggi riconoscibile dalle basi delle colonne ricostruite, mentre un muro poligonale alto 4 metri, largo 18 metri e lungo 28 metri lo recintava.
A questo primo tempio venne affiancato, ad una distanza di circa 55 metri, la parte più consistente dell’intero sito, il così detto Tempio “B”, in un’area in cui venne edificato dapprima il teatro, alla fine del II sec. a. C., ed in seguito eretto il Tempio grande, alla fine del I sec. a. C..
Il Teatro, che sorge alle spalle del Tempio “B”, è sicuramente l’edificio che si è meglio conservato, adagiato su di un pendio naturale e dotato di un’acustica eccezionale. La cavea a forma di semicerchio ha un raggio di 27 metri ed è suddivisa in tre ordini orizzontali. Il primo è formato da tre file di sedili costruiti in un unico blocco di pietra con spalliera anatomica ed il terminale formato da un bracciolo decorato con zampe di grifo alato. Il secondo settore, diviso dal primo da un corridoio, è formato da una doppia fila di sedili, sprovvisti di spalliera. Dell’ultimo settore oggi non rimane che un pendio erboso, non si esclude che sin dall’origine presentasse tale aspetto.
L’accesso al primo settore avviene direttamente dal piano dell’orchestra, e da gradini laterali che servono per accedere anche al secondo settore e da qui, grazie a gradini che si intervallano con i posti a sedere, si accedeva al terzo settore.
La capienza totale era di 2.500 persone.
Alle spalle del teatro si erge il Tempio “B”, con il quale è in perfetta assialità planimetrica. Anche questo Tempio, come quello “A” molto probabilmente fu edificato con materiali teneri, tanto che oggi rimangono l’imponente podio, circondato su tre lati da un corridoio sostenuto da un muro in opera poligonale e due delle tre are, o altari, a forma stretta ed allungata, poste nella parte antistante l’ampia gradinata di accesso al pronao.
Il pronao, di forma quasi quadrata, era composto di 8 colonne e tre celle, la centrale che arrivava sino in fondo e le due laterali più corte, dando così spazio ad altre due stanze.
Sui due lati laterali si aprivano due porticati che un tempo erano occupati da negozi preceduti da colonne. Ogni ambiente, sei per lato, non era comunicante l’un con l’altro e ciascuno aveva dimensioni diverse.
Rimane ad oggi ignota la divinità cui il tempio era dedicato.
Qui termina il nostro Grand Tour poiché la domus pubblica non è ancora visibile al grande pubblico.
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