Il Grand Tour di ieri e di oggi

Ringrazio vivamente il Presidente del nostro sodalizio Ersilia Caporale per avermi offerto la possibilità di illustrare, pur nelle sue linee essenziali, il volume dal titolo Dove comincia l’Abruzzo, dedicato dai due Autori a tutti coloro che compiono viaggi utilizzando solo mezzi pubblici di linea e soprattutto confidando nella resistenza dei loro robusti scarponi da montagna.
Data l’importanza dell’argomento la Presidente ha voluto che il testo di questa relazione, necessariamente breve, restasse agli Atti della nostra Associazione .
Il volume come si è accennato ha per titolo Dove comincia l’Abruzzo e ne sono Autori Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, due studiosi che amano definirsi Terranauti e che se pur abruzzesi, hanno fissato la loro base di ricerca a San Benedetto del Tronto, ai confini tra Marche e Abruzzo, cittadina che funge da base di partenza per le loro escursioni nelle Regioni limitrofe, e dunque anche in Abruzzo, alla ricerca di “saperi e sapori” nell’ambito di una gastronomia intesa come storia.
Il volume è stato pubblicato a Roma nel 2014 per i tipi della casa editrice Exorma e si avvale di immagini in bianco e nero di Mario Dondero, un noto artista della fotografia che non reclama particolari presentazioni.
Il volume è corredato tuttavia anche da altre immagini scattate dagli Autori nel corso delle loro peregrinazioni in Terra d’Abruzzo, effettuate come s’è detto utilizzando solo mezzi di linea. Ed è proprio questa particolarità che caratterizza la loro indagine sul campo.
Va segnalato di dovere che nel 2009 ha visto la luce a L’Aquila una pubblicazione con i medesimi intenti, nell’ambito di un progetto dal titolo “Dall’Abruzzo al mondo”. Il progetto consta di due volumi che hanno per titolo :
Un popolo di visionari e poeti (vol 1) e L’occhio del viandante (vol 2).
Nel primo volume compare anche un nostro contributo dal titolo Le tradizioni popolari abruzzesi nei viaggiatori europei del XVIII e XIX secolo, con una bibliografia da ritenersi fondamentale per il Gran Tour, specie per quanto concerne la viabilità in Abruzzo nel corso del XVIII e XIX secolo, e per il problema del banditismo e brigantaggio politico in Abruzzo, che presentano decisamente aspetti diversi e sui quali a ben osservare si è indagato poco.
Il Banditismo, si pensi alla figura di Marco Sciarra, infestava tutto l’Abruzzo nella seconda metà del ‘600, arrecando danni incalcolabili ai proprietari di armenti.
Il viceré di Napoli, marchese del Carpio, e Papa Innocenzo XI, spedirono fanti, cavalleggeri e cannoni sull’Acrocoro abruzzese, e dopo 15 anni di lotte, i banditi, che non avevano rivendicazioni politiche da fare, furono in parte annientati ed in parte costretti a riparare a Venezia, mettendosi al servizio della Serenissima.
Per riconoscenza i grandi armentari abruzzesi offrirono al Viceré di Napoli 6 castrati carichi di 4.000 ducati d’oro, con un cerimoniale che è rimasto famoso negli Annali del Regno di Napoli.
Ma torniamo in media re, soffermando la nostra attenzione sul titolo del volume Dove comincia l’Abruzzo, che appare scritto nel testo anche con il punto interrogativo. E per coloro , come i nostri Terranauti, che diretti a sud oltrepassano la frontiera del Tronto, esso ci appare decisamente più appropriato.
D’altro canto nella cartografia olandese della seconda metà del ‘500 (si pensi per esempio all’Hondius) , Ascoli appare in più di una occasione ascritta all’Abruzzo Ulteriore Primo.
Le guide utilizzate dai nostri Terranauti non sono i Baedeker usati dai viaggiatori del Gran Tour della prima metà dell’800, ma i 6 volumi dal titolo Tradizioni Popolari Abruzzesi di Antonio De Nino, che soggiornò come docente di materie tecniche in molte località del Reatino.
Sicché i nostri Terranauti, che da Porto d’Ascoli si dirigono in corriera verso Antrodoco, hanno avuto occasione di sondare gli umori delle varie località visitate, parlando con la gente del luogo per scoprire il loro senso di appartenenza al Reatino oppure all’Abruzzo, oppure sarebbe meglio dire ai tre Abruzzi, e questa particolarità merita decisamente un chiarimento.
Come è noto Carlo d’Angiò, dopo la sua vittoria su Corradino presso Tagliacozzo, divise nel 1273 l’Aprutium in due Giustizierati, Citra e Ultra Flumen Piscarie.
Tuttavia nel 1684 furono istituite in tutto il regno di Napoli le Udienze Provinciali, presiedute da un Preside , cioè da una sorta di Prefetto, e per quanto concerne la nostra Regione si ebbero le Udienze di Chieti, Teramo e L’Aquila , dando vita così alla ripartizione dei Tre Abruzzi , cioè Abruzzo Citeriore (Chieti), Abruzzo Ulteriore I (Teramo) e Abruzzo Ulteriore II (L’Aquila con la Conca Peligna e la Marsica).
Il nome corretto della nostra Regione era dunque dal 1684 I Tre Abruzzi.
In particolare il nome del capoluogo dell’Abruzzo Ulteriore II era Aquila (e non L’Aquila) . L’aggiunta dell’artico L davanti al toponimo avvenne a seguito di un Regio Decreto del 23 novembre 1939, emanato da Vittorio Emanuele III su proposta dell’allora Ministro dell’Interno Benito Mussolini, decreto che è quello che giace sotto i miei occhi ed in cui si legge : “ La denominazione del comune di Aquila degli Abruzzi è rettificata in L’Aquila. La provincia di Aquila assume la denominazione Provincia dell’Aquila”, creando non pochi problemi di scrittura. Ricordiamo comunque che il toponimo non ha nulla a che fare con il nobile volatile, raffigurato oltretutto nello stemma civico.
Infatti il toponimo Aquila era in origine un idronimo, acquili, cioè sorgenti di acqua che sgorgavano presso l’attuale Fontana delle 99 Cannelle e dove nella metà del 200 fu eretta la chiesa di Santa Maria d’Acquili .
I nostri Terranauti si sono messi in viaggio, come ci rivelano , con la “curiosità di scoprire l’Abruzzo e gli abruzzesi”. Essi sottolineano : “per una settimana abbiamo viaggiato con i mezzi pubblici nella vera terra promessa di tutti i vagabondi, cioè gli Abruzzi, perché la nostra Regione rappresenta l’esotico più vicino a casa nostra”.
E aggiungono : “Abbiamo calcato le orme di tanti viaggiatori che prima di noi hanno battuto le stesse piste, rapiti dai racconti di Anne MacDonell ed Edward Lear”.
E noi segnaliamo anche Keppel Kraven, W. Kaden, Estella Canziani, solo per citare i più noti, tradotti come il Lear e la MacDonell , a Sulmona, città che può pertanto essere definita Centro Studi dei viaggiatori europei e del Gran Tour in Abruzzo.
Mi sia concesso ricordare anche la mia pubblicazione dal titolo Sulmona negli scritti dei viaggiatori tedeschi del XVIII e XIX secolo , che ha visto la luce a Sulmona nell’ormai lontano 1985 , nonché la mia traduzione del saggio Tre Settimane negli Abruzzi di un altro noto viaggiatore tedesco, Alfred Steinitzer, che effettuò in treno il suo viaggio in Abruzzo nel 1910 . La città di Ovidio costituiva infatti una forte attrazione specie per i viaggiatori che una volta visitato il Fucino oltrepassavano Forca Caruso e scendevano nella Conca Peligna . Ora va sottolineato che in occasione del “III Convegno sui viaggiatori europei negli Abruzzi e Molise” , svoltosi a Teramo nel settembre del 1974, i vari Relatori , fra cui molti stranieri, hanno messo in evidenza che l’itinerario seguito nel ’700 dai primi viaggiatori del Gran Tour (Firenze, Roma, Napoli e Loreto Marche) evitava costantemente gli Abruzzi , anche se la nostra Regione era stata solcata nei secoli precedenti dagli itinerari delle crociate e, a partire dal 1.300, dai flussi dei pellegrini che partendo dalla Costa Dalmata si recavano a Roma negli Anni Santi, istituiti da Bonifacio VIII, circostanza, questa, che ridimensiona il preteso isolamento dell’Abruzzo.
In occasione del citato Convegno sui Viaggiatori Europei fu redatta da Adelmo Marino la Bibliografia dei Viaggi e delle descrizioni d’Abruzzo in Lingue Straniere, pubblicata nel 1975 negli Atti del Convegno. Si tratta di un Saggio di eccezionale importanza ma sconosciuto purtroppo alla maggiorparte degli studiosi che si occupano tuttora del Grand Tour. Va citata inoltre un’opera del grande letterato Alessandro D’Ancona , pubblicata a Città di Castello nel 1889 , dal titolo L’Italia alla fine del secolo XVI. Giornale di viaggio di Michele de Montaigne in Italia nel 1580 e 1581.
Anche quest’ opera contiene una Bibliografia ragionata dei viaggi e delle descrizioni d’Italia in lingue straniere . I relativi testi sono purtroppo sparsi nelle più svariate biblioteche europee e non sempre risultano reperibili.
Ma torniamo nel pieno del nostro argomento per sottolineare che il fenomeno del Grand Tour esplode nel Regno di Napoli quando gli scavi di Ercolano e Pompei, patrocinati dal Re di Napoli Carlo III di Borbone, cominciarono a restituire l’immagine di un mondo di incredibile bellezza scomparso sotto le ceneri del Vesuvio.
Dopo la guerra di Secessione Austriaca , vi sono grandi mutamenti nelle Case Regnanti d’Europa e Carlo III in particolare accetta il regno di Spagna e lascia il Trono di Napoli al figlio primigenio Ferdinando IV, che essendo ancora minorenne, viene affidato alle cure del Ministro Bernardo Tanucci. Siamo nel 1734 e nell’ambito della Corte di Napoli si manifesta la necessità, specie da parte delle alte sfere militari, di realizzare una Real Strada di Fabbrica che congiungesse Napoli con la Fortezza di Pescara , passando attraverso gli Abruzzi.
La Real Strada, una specie di arteria che oggi chiameremmo ‘superstrada’, fu realizzata solo nel primo decennio dell’800 , sotto il Regno di Gioacchino Murat, e perciò ancora oggi è nota nel tratto Roccapia-Pettorano con il nome via Napoleonica.
In seguito l’arteria fu chiamata “la via degli Abruzzi” e dalla prima metà dell’800 in poi costituì l’itinerario preferito dai viaggiatori europei. Di qui passò anche Anne MacDonell insieme alla sua amica Amy Aktinson, famosa pittrice londinese.
Sarebbe cosa vana elencare in tale sede tutti i viaggiatori europei passati per l’Abruzzo, provenienti da Napoli o diretti alla capitale del Regno. Fra costoro una menzione a parte merita Theodor Momsen, che soggiornò a lungo a Corfinio e Sulmona, impegnato nella trascrizione delle epigrafi che confluirono poi nel Corpus Inscriptionum Latinarum, vero e proprio monumento della Civiltà Romana.
Una citazione a parte merita un singolare viaggiatore negli Abruzzi, il pittore danese Cristian Zahrtman, il quale nel suo secondo viaggio in Italia fatto nel 1882, scopre l’Abruzzo ed in particolare Civita d’Antino nella Valle Roveto. L’artista resta affascinato dai colori dell’ambiente e soprattutto dai costumi popolari della popolazione del luogo da lui immortalati in molte tele che oggi si ammirano per lo più nel museo di stato di Copenaghen.
Tornando ai nostri due Terranauti, aggiungiamo soltanto che gli itinerari scelti per le loro excursions in Abruzzo sono ben studiati ed individuati. Come per esempio la tappa costituita dal viaggio in treno Sulmona – Stazione di Palena , collegate mediante la Transiberiana d’Abruzzo . Chi non ha mai fatto questo viaggio in treno si è privato di una esperienza più unica che rara , ed oggi è irripetibile perché la ferrovia che congiunge Sulmona con Castel di Sangro è ormai fuori esercizio.
Il volume Dove comincia l’Abruzzo di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri costituisce pertanto una sorta di viaggio dello spirito, che si realizza grazie all’itinerario tracciato dai due Terranauti ai quali va pertanto tutta la nostra riconoscenza.
6 ottobre 2016
Franco Cercone
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